Ambiente: Performance, pittura e installazione
Shodō 書道 è l’arte della calligrafia o, più propriamente, la via della scrittura.
道dō, il kanji suffisso presente in gran parte delle arti giapponesi, significa infatti ‘via’, ‘percorso’ ed indica la pratica di impe- gno costante e massima dedizione che conduce l’artista, attraverso un progressivo affinamento tecnico-estetico, ad un disvela- mento interiore. La pratica dello Sho è l’espressione armonica in bianco e nero di questa inesausta ricerca fisicospirituale.
“Lo Sho è l’uomo” usano dire in Giappone perché l’opera è in compenetrazione definitiva con la vita. E questo avviene quando il foglio bagnato di inchiostro sumi non accoglie il riflesso di una disposizione mentale né indulge esclusivamente a un racconto sentimentale ma ospita la determinazione di un gesto nell’attimo presente che svela volontà, sentimento, libertà, vuoto, purezza.. la totalità del qui ed ora nelle sue componenti indefinibili.
L’opera del calligrafo è il concreto prolungamento di una linea intima invisibile che sorge nell’hara (addome), si nutre al cuore e sospinta dal respiro si scioglie nella carica indiscussa del segno. Ichiro Fukushima è un maestro calligrafo poiché capace di questa bellezza espansa che è un fluire continuo di ciò che l’uomo è, in immersione consapevole con la Natura. L’opera d’arte ne è atto germinante, stimolo compassionevole, completamento vitale.
Danza del bosco, La via, Iris, Levita...sono alcuni dei titoli coraggiosamente lirici dei lavori esposti in questa occasione. Ad ogni kakejuku, shikishi, tenzaku del maestro Fukushima l’occhio Occidentale può tributare la carica di stupore puro che viene dalla pre conoscenza. Il simbolo, l’ideogramma, svuotato per necessità contingente del suo significato, ritrova una nuova dimensione espressiva che ha fondamento nella forma, nella linea, nella composizione, nelle sfumature dell’inchiostro... il messaggio della scrittura si dipana poi, giace nell’immediatezza della pittura, si scopre lentamente a chi si appresta a cogliere senza condizioni imposte. Ogni tratto nel lavoro di Fukushima è un delicato perseguimento di fermezza ed eleganza come in Hanare, grandiosa opera che riproduce nei minimi dettagli le stanze di rappresentanza di una casa giapponese. Le porte scorrevoli in carta di riso, i tatami miniaturizzati, i dipinti di sfondo che dispiegano paesaggi immaginari restituiscono una dimensione tangibile, lieve, malinconica della bellezza ordinata di spazi perfetti che hanno accolto per secoli la vita di generazioni di giapponesi. Hanare, realizzato in oltre dieci anni di lavoro in legno di olmo e pino, è un esempio immancabile di rara dedizione artistica che trova nella tradizione un nuovo stimolo sperimentale.
Paola Fenini
Ichiro Fukushima è nato a Nagano nel 1944.
Dopo essersi laureato in architettura e successivamente in arte all’Università di Tokyo, lascia il Giappone per approfondire i suoi studi in Europa trasferendosi prima a Parigi e poi in Italia, dove vive stabilmente dalla metà degli anni Ottanta.
La sua ricerca artistica è il risultato di una compenetrazione di questi due ampi spettri culturali che sono radice e sviluppo origina- le di indagini parallele che spaziano i mezzi espressivi delle due tradizioni ma che partecipano, indipendentemente l’una dall’altra, di un universo artistico univoco.
Il lavoro di Ichiro Fukushima si estende attraverso l’ikebana, la poesia, la pittura, la ceramica raku, l’arte dei giardini la scultura e, naturalmente, lo shodō.
Sito personale: www.ichirofukushima.it